“Lettera agli italiani come me” di Elizabeth Arquinigo Pardo

Rubrica “Libri oltre le frontiere”
Suggerimenti di lettura da Anolf Emilia Romagna

“Lettera agli italiani come me”
di Elizabeth Arquinigo Pardo

“Lettera agli italiani come me” (2018, People) è lo sfogo e l’appello di Elizabeth Arquinigo Pardo, ragazza di nuova generazione, da tanti anni in Italia, ma non ancora cittadina del nostro Paese. A nome di tutti coloro che, malgrado tanti sforzi, l’impegno quotidiano nello studio, nel lavoro, nell’edificazione di competenze personali e professionali, vedono allontanarsi il traguardo della cittadinanza italiana, queste pagine intendono scuotere la politica e le coscienze.

Elizabeth ha origini peruviane, è in Italia da quasi vent’anni, due terzi della sua vita. Era a un soffio dall’ottenere la cittadinanza, lo scorso anno, ma il cd decreto sicurezza ha posto nuove difficoltà, rendendo il percorso ancora più estenuante. “Pensavo di avercela quasi fatta. Finché è arrivato il decreto” scrive lei. E ciò malgrado le vane rassicurazioni di un Ministro dell’Interno, indirizzate a lei, personalmente. Nel rispondere a una sua lettera di protesta pubblicata su Repubblica, Matteo Salvini infatti le spiegava che c’è immigrato e immigrato e assicurava che il decreto avrebbe compiuto le doverose distinzioni, lasciando in pace chi lavora e paga le tasse. Elizabeth non ci sta a lasciargli l’ultima parola: riprende in mano la penna e nasce “Lettera agli italiani come me”.

L’autrice è giovane, piena di iniziativa e piena di sogni, ma ancorata alla vita vera, non solo la sua, ma quella dei tanti stranieri che ha visto per lungo tempo passarle davanti durante il suo lavoro di interprete presso la Questura. Vite spesso segnate da destini di emarginazione, di assenza di prospettive. Vite straniere, in cerca di una possibilità.

Elizabeth ha messo in piazza la sua storia. Ma nella sua storia, si rispecchiano le storie di tanti altri. Elizabeth procede smascherando le intenzioni, o quanto meno il risultato, del modo di fare di Salvini: creare divisione non solo tra stranieri e autoctoni, anche tra immigrati, distinguendo buoni e cattivi, per poi comprimere i diritti di tutti.

Peccato però che negare i diritti non crei sicurezza. Lei lo spiega bene: non sono i delinquenti a essere colpiti dal decreto sicurezza, sono soprattutto coloro che cercano di mettersi in regola, di diventare parte della società: allungare i tempi e aumentare gli oneri economici necessari ad ottenere la cittadinanza rende la vita difficile a chi si vuole integrare. Chi vive di traffici illeciti, non se ne preoccupa, ha altro a cui pensare. Indicare nell’immigrazione il problema semplifica molto la comunicazione (si evitano i temi complessi) e giustifica le emozioni di timore e gli atteggiamenti di chiusura. Si ammanta l’intera categoria degli immigrati di una luce sinistra, li si rende “untori” dell’epoca moderna, anche quando hanno una laurea, un lavoro, una solida cultura e usano perfettamente la lingua italiana, come tiene a sottolineare Elizabeth. Come se ci fosse una relazione intrinseca tra l’essere immigrato e praticare il crimine. Il punto quindi è favorire l’inclusione, sottolinea la Pardo a nome dei tanti “italiani” come lei.  “Legittimare le discriminazioni, è ben più grave di discriminare”.

 

La Pardo ha chiaro in mente il punto di partenza: riprendere la discussione dove la si era lasciata prima delle elezioni del 2018.  Ius soli e ius culturae costituiscono la grande promessa di parità, quindi di integrazione e di futuro.  La cittadinanza è un fatto di cultura, ancor prima che di diritto (non a caso, Elizabeth si definisce italiana), ma le norme sulla cittadinanza sono a loro volta produttive di una precisa cultura: quella dell’incontro o quella dello scontro, a seconda dello spirito che le anima.

Ci auguriamo che il nuovo Governo trovi nella voce di Elizabeth e di tutti gli “italiani come lei” le giuste ispirazioni. 

Recensione a cura di Lorenzo Benassi Roversi