Perché è importante parlare di integrazione

Martedì 7 maggio alle ore 21.00, presso il Bristol di Bologna si è tenuto l’incontro “Da immigrati a integrati”,

sul palco vari relatori, impegnati sul fronte dell’assistenza ai migranti. La serata mirava a mostrare come il percorso di immigrazione e successiva integrazione avvenga naturalmente in un contesto sociale sano.  Ho avuto l’onore di moderare l’evento, che mi è sembrato fondamentale introdurre ricordando come l’identità europea sia caratterizzata in primis da una nozione di diritto che attribuisce valore assoluto all’essere umano in quanto tale, a prescindere dalla sua nazionalità. I diritti umani sono le creazioni più alte della cultura giuridica europea, i vertici dello stato di diritto, i cui embrioni sono stati formalizzati già dai filosofi dell’Illuminismo, e poi accolti nei secoli successivi dagli ordinamenti di tutto l’Occidente.  Tali statuizioni normative, nonostante abbiano trovato nel corso della storia un buon numero di contraddizioni (dalla tratta degli schiavi, all’esercizio della pena di morte), costituiscono però uno dei capisaldi primari dell’identità europea, nonché il maggior contributo morale del nostro continente alla storia dell’umanità. Strano dunque che proprio coloro che oggi si fanno paladini e difensori di quell’identità europea si rendano al contempo insensibili allo spirito che ne ha originato le più alte rappresentazioni.

È a questa sensibilità umana, prima ancora che giuridica, che l’Europa deve tornare, sottolinea Paolo Chesani, Direttore di Cefa Onlus, organizzazione fondata da Giovanni Bersani, da 45 anni impegnata nella cooperazione internazionale. Come Chesani tiene a specificare, “aiutarli a casa loro” è uno slogan privo di contenuto se lo si intende nell’ottica di una veloce risoluzione del problema migratorio: le azioni tese a innescare dinamiche di sviluppo economico e sociale sono per natura di lungo periodo. Inoltre, la costruzione di processi di sviluppo richiede attenzione e cura per l’altro, rispetto dell’altrui libertà: non è possibile dunque alcuna azione di cooperazione motivata dalla volontà di costruire consenso elettorale sul blocco dei flussi migratori. Una tale prospettiva è semplice affabulazione.

Anche per Elisa Fiorani di Anolf Emilia-Romagna, è necessario un cambio di prospettiva che ci conduca oltre le logiche semplicistiche della demagogia e dell’esasperazione del malessere collettivo. Prendendo spunto da una carrellata di interviste a persone comuni, la Fiorani coglie l’occasione per concentrarsi sull’analisi dei luoghi comuni e delle pseudo-evidenze che costituiscono il fondamento di alcune opinioni molto diffuse in fatto di immigrazione. La più forte di queste convinzioni riguarda il lavoro: risorsa ormai scarsa che verrebbe ulteriormente sottratta agli autoctoni dagli immigrati, autori di uno spietato dumping salariale. L’esperienza di Anolf e i dati statistici dimostrano l’inconsistenza dell’assunto: la segmentazione del mercato del lavoro infatti affida agli stranieri occupazioni non in concorrenza, ma complementari a quelle degli italiani, occupazioni che producono un consistente gettito fiscale del quale si avvantaggiano le casse pubbliche. Lungi dall’essere un peso per lo Stato, infatti, gli stranieri costituiscono un sostegno determinante.

Conclude la serata l’intervento di Mons. Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, che prende le mosse da un’intervista al Prof. Ivano Dionigi, proiettata in Sala. Il celebre latinista spiega come il senso dell’opportunità politica portasse le istituzioni romane a optare sempre per la via dell’integrazione dei popoli facenti parte dell’immenso territorio sottoposto al suo dominio. Ciò non per imperativo morale, ma al fine di evitare conflitti sociali e incamerare l’energia e la cultura dei nuovi abitanti dell’Impero. Questo è lo spirito che dobbiamo ritrovare, sottolinea l’Arcivescovo: se non la carità cristiana (di questi tempi è davvero chiedere troppo) almeno un po’ di intelligenza politica che ci conduca a capire come ogni legge che respinge e crea irregolarità sia produttiva di conflitto e tensione, quindi di insicurezza.

Lo ius sanguinis, continua Mons. Perego, è figlio di una concezione normativa ormai superata, messa a punto per tentare di indurre al rimpatrio i tanti cittadini italiani emigrati all’estero e i loro discendenti.

Esistono veri e propri paradossi: ad esempio il nipote di un italiano, il quale non ha mai vissuto in Italia e non parla la nostra lingua, può ottenere la cittadinanza italiana, mentre chi non abbia ascendenze italiane viene escluso da questo diritto, nonostante viva e lavori nel nostro Paese. Questo assetto normativo non permette una piena appartenenza alla nostra società, con la conseguenza che molte persone già italiane per cultura vengono escluse. Così si crea emarginazione e si fomenta la divisione, il “noi contro loro”, su cui prospera una certa cultura politica. Dall’alto di una decennale esperienza alla guida dell’Associazione Migrantes, Mons. Perego chiarisce inoltre che, dati alla mano, il futuro demografico delle nostre città è connesso anche all’immigrazione, altrimenti il costante saldo negativo tra nati e morti ci condannerebbe allo spopolamento. L’Italia, insomma, dice l’Arcivescovo, gioca la partita per il futuro anche sulla componente degli immigrati, che costituiscono parte del suo tessuto e ormai della sua identità. E così l’intera Europa. Il compito del nostro tempo sarà dunque quello di costruire una società inclusiva, capace di conservare la propria cultura e al contempo di fonderla con quella altrui, uscendone arricchita.

Come asserisce Dionigi, siamo chiamati a una “pentecoste laica”, a capirci parlando lingue diverse, conservando l’idioma di ognuno. Ogni norma che ostacoli la solidarietà e la reciproca comprensione contrasta con questo obbiettivo.  

 

La messa in onda dell’intero incontro è prevista per domenica 12 maggio, alle ore 21.00, su Nettuno Tv, Canale 99 o sul sito dell’emittente in streaming.

Il video è disponibile sul canale Youtube del cinema-teatro Bristol, denominato “Bristol Talk”: https://www.youtube.com/watch?v=LpRHjj6z9u8

 

Articolo a cura di Lorenzo Benassi Roversi
Foto a cura di Chiara Sibona